mercoledì 15 aprile 2009

evoluzione del web

Una comune definizione del Web (o WWW) lo spiega come l'insieme di risorse rese accessibili utilizzando programmi che scambiano informazioni, con protocolli di comunicazione quali FTP, HTTP o Telnet, attraverso la rete Internet; in pratica
Il Web è implementato attraverso un insieme di standard, i principali dei quali sono i seguenti:
  • Modalità di localizzazione delle risorse(URL)
  • Protocolli per accedere alle risorse(HTTP)
  • Ipertesto, per la navigazione tra le risorse(HTML)
La necessità originale era quella di condividere la documentazione scientifica.
Oggi la sua continua evoluzione comporta sempre più frequentemente la necessità di distinguere le varie fasi; nascono così diverse classificazioni tra le quali , a mio parere, le due più significative sono:
1) quella basata sulle versioni; spesso si sente parlare di “Web 1.0”, di “Web 2.0”, di “Web 3.0”, addirittura di “Web 4.0”; è un sistema di classificazione di applicativi o documenti molto diffuso nell’informatica: in pratica tra la versione 1.0 e 1.1 di un oggetto (cioè quando si modifica solo il numero dopo il punto) ci sono poche differenze / miglioramenti, ma le caratteristiche di fondo restano identiche; invece tra la versione 1.0 e 2.0 (quando cambia il numero prima del punto) c’è una trasformazione importante, una riprogettazione sulla base di nuove caratteristiche.
Dopo il successo del Web 2.0 questo modo di pensare “per versioni” è divenuto molto popolare, tanto da essere applicato a numerosi ambiti di attività (eLearning 2.0, Marketing 2.0, Business 2.0…). Brevemente ne riporto una breve illustrazione
  • Web 1.0 (periodo 1990 – 2000) - E’ la prima fase del Web, caratterizzata dalla progressiva definizione degli standard tecnologici che hanno permesso di dare vita a questa nuova realtà e di diffonderne l’uso tra milioni di utenti; siti web, directory e motori di ricerca sono gli elementi fondamentali dell’esperienza dell’utente, che utilizza il Web soprattutto come una “biblioteca” dove trovare informazioni e dove fruire di contenuti a vari livelli di multimedialità; l'utente , o meglio il navigatore è un'attore passivo di contenuti.
  • Web 2.0 (periodo 2000– 2010?) - E’ la fase attuale, caratterizzata da una partecipazione attiva degli utenti alla costruzione dei contenuti, alla loro classificazione e distribuzione; i nuovi strumenti si chiamano Blog, Wiki, RSS, Social Networking, MashUps.
La popolarità del Web 2.0 ha portato a pensare alle possibili evoluzioni del Web in termini di “nuove versioni”, classificate con i termini Web 3.0 e Web 4.0
  • Web 3.0 -. l'espressione comincia a comparire anche sulla stampa non specializzata, come per esempio in un articolo di John Markoff del New York Times del 12 novembre 2006.. Si fa riferimento ad La prossima evoluzione attesa nel Web è quella del Web Semantico, che intende potenziare le tecnologie web in modo da renderle capaci di contribuire alla costruzione e alla condivisione della conoscenza, mettendo in connessione i contenuti presenti sul Web attraverso ricerche e analisi automatiche basate sul significato; si parla quindi di ontologie, di agenti intelligenti e motori di ricerca semantici (non sulla semplice frequenza di un termine nel testo, ma su un’analisi del significato del testo e degli ambiti tematici a cui fa riferimento); si tratta quindi di sfruttare la potenza delle applicazioni informatiche, che sviluppano progressivamente aspetti di intelligenza artificiale, per ottenere risultati qualitativamente più significativi quando si cercano informazioni e contenuti sul Web; un’applicazione tipica del Semantic Web è la possibilità di interrogare un motore di ricerca formulando domande in linguaggio naturale invece che con parole chiave. Di Semantic Web in realtà si parla da diversi anni: in quest’ambito erano attese le più importanti evoluzioni del Web, quando il fenomeno del Web 2.0 ha preso piede con una popolarità inaspettata, perché ha proposto novità più facilmente comprensibili ed immediatamente evidenti per l’utente. Tuttavia la ricerca sul Semantic Web non si è mai spenta: certo oggi si deve confrontare con un panorama diverso, dove la ricerca di informazioni deve applicarsi allo User Generated Content, le ontologie devono confrontarsi con le folksonomies.
  • Web 4.0 - Questa ulteriore fase del Web dovrebbe integrare pienamente le due fasi web 2.0 e 3.0 realizzare un Web Ubiquitous: in pratica le applicazioni presenti sul Web avrebbero lo scopo di mettere in connessione in modo automatico le persone (così come il Web semantico mette in connessione in modo automatico i contenuti), sulla base delle attività che stanno svolgendo, per aiutarle a collaborare e raggiungere scopi condivisi mettendo insieme le loro risorse e le loro competenze. Si tratterebbe quindi di un Web pienamente integrato con la realtà fisica, al servizio delle relazioni, per moltiplicarle e potenziarle. Un aspetto importante dal punto di vista tecnologico è la diffusione delle tecnologie wireless che possono consentire effettivamente alle persone di essere sempre online in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
In questa successione di “versioni” si delinea un processo che mette al centro il valore della conoscenza e della collaborazione tra persone, e fa del Web sempre meno un “mondo alternativo” da guardare attraverso un computer e sempre più uno strumento di servizio totalmente integrato con la realtà e le attività di ciascuno.L’idea fondamentale in questo tipo di evoluzione è che il Web diventi sempre più uno strumento di servizio per aiutare le persone a raggiungere i loro obiettivi (conoscenza, lavoro) sfruttando l’enorme patrimonio di risorse che deriva dall’essere in rete: non solo risorse “statiche” (contenuti) ma sempre di più “intelligenze”.

2) Un’altra classificazione è quella che distingue il web da web statico a web semantico .
Nonostante tutte queste evoluzioni, il web rimane, ancora e soprattutto, una gigantesca biblioteca di pagine HTML statiche on-line. Però, lo standard HTML se da un lato con la sua semplicità ha contribuito all'affermazione del web, dall'altro ha la grossa limitazione di occuparsi solo ed esclusivamente della formattazione dei documenti, tralasciando del tutto la struttura ed il significato del contenuto. Questo pone notevoli difficoltà nel reperimento e riutilizzo delle informazioni. Per rendersi conto di questo è sufficiente eseguire una ricerca utilizzando uno dei molti motori disponibili in rete e ci si accorgerà che, delle migliaia di documenti risultanti dalla query (interrogazioni), spesso solo una piccola percentuale è d'interesse per la ricerca che si intendeva fare. Ad esempio, per un qualsiasi motore di ricerca, non esiste alcuna differenza fra il termine Rossi nel contesto Il Sig. Rossi ed il termine Rossi nel contesto Capelli Rossi, rendendo la ricerca molto difficile.
La risposta a questo problema è venuta, ancora una volta, dal fisico inglese Tim Berners-Lee, che, abbandonato il CERN, ha fondato il consorzio W3C che ha assunto il ruolo di governo nello sviluppo di standard e protocolli legati al web. Egli nel 1998 ha definito lo standard XML (eXtensible Markup Language), un metalinguaggio derivante dall'SGML che consente la creazione di nuovi linguaggi di marcatura (ad es. lo stesso HTML è stato ridefinito in XML come XHTML). Sua caratteristica innovativa è la possibilità di aggiungere informazioni semantiche sui contenuti attraverso la definizione di opportuni tag.
I principali obiettivi di XML, dichiarati nella prima specifica ufficiale W3C (ottobre 1998 ), sono pochi ed espliciti: utilizzo del linguaggio su Internet, facilità di creazione dei documenti, supporto di più applicazioni, chiarezza e comprensibilità. Con queste semplici caratteristiche l'XML fornisce un modo comune di rappresentare i dati cosicché i programmi software sono in grado di eseguire meglio ricerche, visualizzare e manipolare informazioni nascoste nell'oscurità contestuale.
È per questo che, nonostante la sua giovane età, l'XML è alla base di tutte le nuove specifiche tecnologiche rilasciate dal W3C ed è stato adottato come standard di rappresentazione dati da tutta l'industria informatica (dai file di configurazione delle applicazioni alla definizione di formati di interscambio dei dati).
Le specifiche XML hanno però una lacuna molto importante: non definiscono alcun meccanismo univoco e condiviso per specificare relazioni tra informazioni espresse sul web per una loro elaborazione automatica (ad es. più documenti che parlano dello stesso argomento, persona, organizzazione, oggetto), rendendo molto difficile la condivisione delle informazioni. Anche in questo caso la soluzione al problema è venuta dal W3C di Berners-Lee attraverso la formalizzazione del web semantico. Il W3C considera l'ideale evoluzione del web dal machine-representable al machine-understandable. L'idea è di generare documenti che possano al tempo stesso essere letti ed apprezzati da esseri umani, ma anche acceduti ed interpretati da agenti automatici per la ricerca di contenuti.
A tale scopo sono stati definiti alcuni linguaggi, quali RDF (Resource Description Framework) e OWL (Web Ontology Language), entrambi basati su XML, che consentono di esprimere le relazioni tra le informazioni rifacendosi alla logica dei predicati mutuata dall'intelligenza artificiale. Questi standard sono già disponibili ma continuano ad essere ulteriormente sviluppati insieme a formalismi e strumenti per dotare il web di capacità di inferenza.
Quello appena esposto è un processo solo apparentemente tecnico, ma ben visibile nella sua portata, che ha come obiettivo l'approdo all'intelligenza condivisa del web che promette, a breve, l'uso più efficiente dei siti internet e, a più lungo termine, una autentica trasformazione nella natura del software e dei servizi.

Perché tanto interesse su queste tecnologie?
Semplice: tutti (utenti, produttori di software e di servizi piccoli e grandi) hanno da avvantaggiarsi dalla diffusione piena di questi standard. La formazione nel corpo del web di una vasta rete "semantica" è, infatti, la condizione chiave per il decollo di un nuovo modo di intendere ed usare il web.
Secondo quanto emerge dal dibattito in corso le tappe dell’evoluzione del Web sarebbero le seguenti:
bibliografia/sitografia:
  • appunti tratti da testi/ moduli universitari del corso Relazioni Pubbliche Online - Università di Udine A.A. 2008/9;
  • aprile 2009, http://www.awaredesign.eu/articles/14-Cos-Web-2-0
  • aprile 2009, http://www.slideshare.net/switchak1/tesi-web-20-web-20-concetti-e-tecnologie-per-levoluzione-del-web ;
  • aprile 2009, http://www.didael.it/sito/blogdida/?p=13 ;
  • Catarini Letizia, web semantico, a.a. 2007/2008,http://xoomer.virgilio.it/letlornew/comunicazione0708.htm
  • W3C Semantic Web Activity , aprile 2009, http://www.w3.org/2001/sw/

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